Il cane da compagnia sul posto di lavoro
I piccoli animali sono parte della famiglia
Parlando con un amico mi hai raccontato che, tre mesi or sono, davanti alla porta della sua abitazione, ha trovato due gattini neonati abbandonati.
Mi ha confessato che, prima d’ora, non aveva mai avuto gatti in casa e, pensando all’impegno che il loro mantenimento richiede, era molto titubante ed insicuro sulla scelta da fare.
L’unica cosa che non voleva era abbandonarli nuovamente.
Ti riempiono la vita e ti regalano emozioni
Per questa ragione, con la speranza di trovare qualcuno che si potesse occupare di loro, ha messo degli annunci su Facebook ma, in cuor suo, spinto anche dal forte desiderio di suo figlio, desiderava farli restare per sempre nella sua casa e non abbandonarli più. Così è stato.
Oggi, quei piccoli animali sono parte della sua famiglia e quando la sera si addormentano sulle sue gambe mentre lo guardano, sente dal suo cuore nascere spontanea una domanda che, probabilmente in situazioni analoghe, molti di noi si sono già fatta: “perché non parlate?”.
Già, è proprio vero, agli animali spesso manca solo la parola. È proprio così. Molti di loro, sono un qualcosa di speciale, ti riempiono la vita e ti regalano emozioni.
Ho raccontato questa piccola storia, per affrontare un tema che si va sempre di più diffondendo, ossia l’abitudine di portare gli animali domestici nel proprio posto di lavoro.
Ma è possibile e consentito portarli sul posto di lavoro?
Lo voglio affrontare partendo dal presupposto che, cani e gatti in realtà, come ho dimostrato, portano solo benessere nella nostra vita.
Ci aiutano a colmare le nostre mancanze, a riempire la nostra solitudine fino a spingerci a dire e, soprattutto, a pensare che abbiamo un amico in più.
Portare il cane al lavoro: una decisione aziendale che richiede misure adeguate per garantire il comfort di tutti i dipendenti
In realtà, una legge che lo vieti non esiste e la scelta di poter consentire ad un animale, in particolare ad un cane da compagnia, di poter andare in ufficio con il proprio padrone, è rimessa alla volontà aziendale.
Una scelta che, ovviamente, richiede la disponibilità e il consenso di tutte le persone che frequentano l’ambiente di lavoro, perché ci deve essere accettazione ed accoglienza dell’ospite.
Una volta accertata la disponibilità del personale operante all’interno della struttura lavorativa, deve essere il padrone a dover prendere tutte le misure necessarie per assicurare che quella presenza non sia causa di disturbo o fastidio ma, al contrario, sia gradita da tutti.
Questo lo si può ottenere individuando uno spazio adatto dove poterlo ospitare e, dopo aver garantito la regolarità delle vaccinazioni, assicurare che l’animale sia pulito, non sporchi e non arrechi alcun danno.
Per poterlo fare, il padrone deve portare con sé un guinzaglio, possibilmente una cuccia o un oggetto che la possa sostituire, nonché sacchetti per la raccolta dei bisogni dell’amico animale, una ciotola per cibo e acqua e, ovviamente, deve circoscrivere l’ambiente nel quale il cane può muoversi.
In questo caso, ovviamente, saranno vietati gli accessi nei bagni pubblici o, se è presente, nella sala mensa comune.
Inoltre, al fine di poter garantire la sicurezza, il proprietario deve avere una polizza assicurativa di responsabilità civile dei danni verso terzi.
Prese queste accortezze, non esistono divieti a portare con sé il proprio cane nel proprio posto di lavoro.
Questo anche perché il regolamento di polizia veterinaria, ossia il decreto del Presidente della Repubblica 8 febbraio 1954 numero 320, che dopo aver elencato le possibili patologie di origine animale, all’articolo 2 prevedeva: “Nei casi di insorgenza delle malattie sopra indicate le unità sanitarie locali competenti per giurisdizione applicheranno le disposizioni, in quanto applicabili, contenute nel regolamento di polizia veterinaria e modificazioni successive. Di tale insorgenza sarà data telegrafica informazione all’assessorato alla sanità della regione di competenza ed al Ministero della sanità” è stato abrogato dal decreto legislativo del 5 agosto 2022 n. 136.
Questa norma è stata emanata: “per raccordare e adeguare la normativa nazionale in materia di prevenzione e controllo delle malattie animali che sono trasmissibili agli animali o all’uomo”.
I decreti attuativi
La stessa legge prevede che, a partire dal 27 settembre 2022, data di entrata in vigore della Legge, fino al 27 settembre 2024 devono essere emanati 4 decreti attuativi del Ministro della Salute, previo parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, aventi ad oggetto:
1) l’indicazione delle Malattie diverse da quelle di cui all’articolo 5, paragrafo 1, del Regolamento UE 429 /2016 che, a livello nazionale, comportano un rischio sanitario significativo per gli animali detenuti, nonché le modalità operative specifiche per specie e tipologia produttiva per l’applicazione delle misure di biosicurezza;
2) i contenuti e le modalità di erogazione dei programmi formativi;
3a) le check list informatizzate per l’individuazione delle informazioni e dei dati di cui al comma 2 che devono essere inseriti nel sistema “ClassyFarm.it”;
3b) le modalità operative e le frequenze minime per l’esecuzione delle visite di sanità animale;
3c) gli strumenti, le modalità e le procedure per l’inserimento delle informazioni incluso l’utilizzo degli esiti delle visite di sanità animale e per la categorizzazione degli stabilimenti in base al rischio.”
Abbiamo richiamato questa legge, per evidenziare che non esiste una norma che vieti di portare con sé gli animali sul posto di lavoro.
Ma, ovviamente, al fine di evitare rischi per la salute, l’unico obbligo che hanno i proprietari è quello di dover assicurare che i propri amici abbiano un documento che certifichi l’effettuazione di tutte le vaccinazioni previste.
Dopodiché, come ho detto precedentemente, una volta prese tutte le precauzioni e assicurati i supporti necessari, è sufficiente una polizza assicurativa.
Ma mai e poi mai si può vietare, neanche sul posto di lavoro, di essere accompagnati dall’amico fedele.
Al contrario, secondo il parere di illustri studiosi, in particolare il cane in ufficio è considerato una presenza stimolante e benefica, per tutto l’ambiente lavorativo.
Lo è perché trasmette positività, quindi contribuisce a migliorare il clima sul luogo di lavoro e a trasmettere una energia che non può non essere essenziale ai fini della produzione.
Ci sono Paesi come, ad esempio, gli Stati Uniti d’America dove, evidentemente, hanno già maturato un’esperienza nel settore che incentiva la presenza dell’animale da compagnia nel posto di lavoro.
Hanno riscontrato che, proprio in virtù di questa presenza, diminuisce l’assenteismo e aumenta la produzione.
Dopotutto, tornando ad un pensiero che ho espresso all’inizio di questo articolo, lo sguardo sincero di un animale e, oserei dire il sorriso che si nasconde dietro quegli occhi, non possono che trasmettere un forte desiderio di vita e offrire la carica giusta per guardare in modo positivo a tutto quello che si sta facendo.
Sabrina Greci