Raccolta differenziata, un obiettivo per ora fallito dal nostro Paese
Nel nostro paese, composto da una popolazione di circa 60 milioni di persone, considerato che ognuno di noi genera in media 500 kg di rifiuti all’anno, ogni anno, si producono 30 milioni di tonnellate di merce da smaltire. La gestione di questi rifiuti solidi urbani non è solo un atto dovuto è molto di più, è la dimostrazione del livello di civiltà raggiunto dalla nostra società.
Purtroppo, attraversando le nostre meravigliose città, soprattutto quelle del centro sud, oltre a guardare i monumenti e le bellissime piazze, lo sguardo, a volte, non può fare a meno di posarsi su cumuli di immondizia che fanno da tappezzeria alle nostre bellezze. Ferisce il cuore, vedere continui reportage televisivi che mostrano come i nostri mari siano inquinati dal nostro comportamento e come spesso i fondali marini siano trattati come discariche naturali.
Tutti sappiamo che il problema dipende dalla mancanza delle necessarie infrastrutture come gli inceneritori con i relativi sistemi di riciclaggio e da una non corrette educazione civica che stenta a mettersi al passo con i tempi, ma le motivazioni non bastano a giustificare il fenomeno.
Purtroppo, il nostro Paese ha fallito l’obiettivo, previsto per il 31 dicembre 2012, di raggiungere il 65% di raccolta differenziata. Oggi, nonostante siano passati quasi dieci anni, secondo gli ultimi dati siamo ancora al di sotto del 60%, per la precisione al 58%. A ben vedere, in media con molti Paesi europei, ma ancora lontano da quello che era l’obiettivo. Quello della raccolta differenziata è un problema enorme per chi ama il nostro Paese e che dovrebbe convincerci tutti a fare un passo avanti nel rispetto della nostra storia, della nostra cultura, o più semplicemente, del nostro ambiente.
E’ triste dover constatare come questo fenomeno sia molto diffuso nel centro sud. Infatti, mentre alcune regioni virtuose, come il Veneto, il Trentino Alto Adige, la Lombardia, le Marche, l’Emilia Romagna, l’Umbria, la Valle d’Aosta, il Piemonte ed anche la Sardegna, ad eccezione di Cagliari, sono oltre il 60%, le restanti regioni del centro Sud compreso il Lazio, quindi, compresa Roma e del Sud, sono ben al di sotto dell’obiettivo previsto. La maglia nera spetta alla Sicilia, che non raggiunge neanche il 30%, con fanalino di coda Palermo, il suo capoluogo, al di sotto del 20%. In questo quadro, comunque, ci sono alcune eccezioni positive, come la provincia di Benevento che ha raggiunto e superato il 70% della raccolta differenziata, o quella di Chieti, con il suo 69%, di contro, anche nelle regioni del Nord, si registrano delle province non virtuose, come le province lombarde di Pavia al 51% e di Sondrio al 55%. Inoltre, anche nell’ambito delle singole province, le percentuali variano da Comune a Comune. Non è raro riscontrare comuni limitrofi con delle percentuali molto discordanti tra loro, questo è il risultato, oltre che della diversa percezione da parte di singoli cittadini, delle singole gestioni amministrative. Quello che appare evidente è che nel nostro Paese ci sono pochi impianti di trattamento e quei pochi sono con molta probabilità anche mal distribuiti.
Per risolvere definitivamente il problema del trattamento dei rifiuti, l’obiettivo che le classi dirigenti si devono porre deve necessariamente essere quello della trasformazione e del riutilizzo degli stessi rifiuti, ad esempio in fonte di calore, come avviene in molti paesi del nord Europa, o in alcuni vicini a noi, come in Austria, dove la stessa capitale Vienna, viene riscaldata con il riciclo e il riutilizzo dei rifiuti.
In questa direzione deve intendersi la nota riportata sul sito del Ministero dell’Ambiente che ricorda come Il 24 settembre 2020: “Il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha firmato il regolamento recante la disciplina per l’end of waste (cessazione della qualifica di rifiuto) di carta e cartone, elaborato a seguito di numerosi incontri tecnici e consultazioni con ISPRA, organo tecnico del Ministero dell’Ambiente, e gli operatori del settore, nonché l’ISS per la valutazione degli impatti sull’ambiente e salute umana. Il regolamento stabilisce modalità e criteri in applicazione dei quali i materiali derivanti dal trattamento di carta e cartone cessano di essere rifiuti e possono essere utilizzati per altri scopi. La carta complessivamente raccolta in Italia nel 2018 si aggira intorno ai 5,3 milioni di tonnellate, cui si aggiunge quella proveniente da rese e da altre attività industriali per un totale di circa 6,65 milioni di tonnellate.
La carta da macero può essere riusata come materia prima nella manifattura di carta e cartone ad opera dell’industria cartaria, nonché in industrie che utilizzano come riferimento la norma UNI EN 643.
“L’End of Waste è un tassello indispensabile per la valorizzazione del potenziale dei rifiuti e può dare un forte contributo allo sviluppo delle potenzialità del settore di riciclo – afferma il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa-. Una società del riciclo e del recupero diventa tale nel momento in cui i materiali possono essere reintrodotti sul mercato ed essere in grado di competere con le materie prime vergini, consentendo una riduzione del consumo di risorse naturali e materie prime, e la riduzione del quantitativo di rifiuti da destinare allo smaltimento”.
L’Articolo è stato pubblicato nel Magazine “L’Esodo”, nella rubrica ” Consumatori”. La versione completa è disponibile su questo link: