Il bugiardino bugiardo: condannata la Bayer.
Quando si dice “bugiardino” si fa riferimento al foglietto illustrativo contenuto nei medicinali. Per l’Accademia della Crusca tale termine, nato probabilmente nella zona di Siena per indicare la locandina dei quotidiani, allude ironicamente alla poca attendibilità del suo contenuto. Ciò, purtroppo, è talvolta vero, e con conseguenze tragiche.
Un colosso della farmaceutica mondiale, la Bayer, è stata condannata per aver messo in circolazione il farmaco Lipobay 0,2, poi ritirato dal mercato. La condanna risale al 2018 ma è stata confermata adesso dalla Cassazione, con la sentenza 10 maggio 2021 n. 12225.
Il medicinale in questione era stato assunto da un medico di base, il quale ne aveva poi interrotto l’assunzione essendone derivata una gravissima patologia a suo danno, cioè la c.d. miopatia dei cingoli (una forma di distrofia muscolare).
Davanti al Giudice si è posto il problema se il consumatore fosse stato correttamente informato mediante il bugiardino. La Cassazione ha affermato il principio che la disciplina del Codice del Consumo sui prodotti difettosi si applica anche ai farmaci. In tal senso, il fatto che di un medicinale venga autorizzato il commercio, non esclude di per sé la responsabilità civile del produttore.
Inoltre, la Cassazione ha stabilito che, non vale ad escludere la responsabilità del produttore di farmaci l’aver fornito – tramite il bugiardino – una mera avvertenza generica, circa la non sicurezza del prodotto. È invece necessario che il produttore del farmaco fornisca tutte le informazioni idonee affinché il consumatore possa effettuare una corretta valutazione (in considerazione delle peculiari condizioni personali, della particolarità e gravità della patologia, nonché del tipo di rimedi esistenti) dei rischi e dei benefici, nonché di adottare tutte le necessarie precauzioni volte ad evitare l’insorgenza del danno, e pertanto di volontariamente e consapevolmente esporsi al rischio. Non basta quindi che il consumatore acquisisca una generica consapevolezza in ordine al possibile verificarsi del pericolo.
La Bayer è stata quindi condannata a risarcire i danni al consumatore danneggiato.