05 Feb

A tutela dei consumatori, l’obsolescenza programmata si fronteggia con il diritto alla riparazione e l’obbligo di indicare la durata media di un prodotto acquistato

Ogni volta che acquistiamo un elettrodomestico, o un apparecchio elettronico, come ad esempio uno smartphone, o un cellulare, o un computer, il primo requisito che ricerchiamo è la sua modernità, ossia, ci interessa sapere se quel prodotto che stiamo per acquistare, ha tutti i requisiti di ultima generazione. Lo siamo non solo perché seguiamo le mode, ma soprattutto perché siamo consapevoli che se il prodotto stesso non è nuovissimo, avrà vita breve e, di conseguenza, saremo costretti presto a comprarne un altro simile è più attuale. Tutto questo perché i programmatori tecnologici e i responsabili delle singole aziende, hanno in testa un solo obiettivo, il business, che si può raggiungere solo con i continui aggiornamenti del prodotto e la sua costante promozione sul mercato che, ovviamente, sarebbe rallentata nel caso in cui il prodotto stesso avesse una durata più lunga. Al contrario, tutti noi, sappiamo e, purtroppo, accettiamo, che un cellulare o uno smartphone, abbiano una durata di due o tre anni, un computer una vita media compresa tra i cinque e i dieci anni ed un elettrodomestico tra i dieci e i quindici anni. Una durata non casuale ma programmata da quella che ormai è una strategia aziendale, denominata: obsolescenza programmata.

Nata a Ginevra, nel 1924, per volontà di alcuni importanti produttori europei ed americani di lampadine che fecero cartello per fare in modo che la vita dei loro prodotti avesse una durata massima di 1000 ore e non di quanto era possibile, ossia di almeno 2500 ore, l’obsolescenza programmata regola la vita di tutti gli apparecchi elettronici ed elettrodomestici. In quella circostanza, le aziende coinvolte erano l’italiana Società Edison Clerici, la tedesca Osram, l’olandese Philips, la francese Compagnie des lampes e l’ungherese Tungsram, che costituirono l’associazione Phoebus, che ha proprio lo scopo di creare oggetti sottoposti a continua e costante evoluzione, quindi destinati, volutamente, a non durare.

Purtroppo, i primi cellulari, che molti di noi conservano come reperti storici nelle proprie abitazioni e che sembrava non smettessero mai di funzionare, sono solo un vecchio ricordo, così come i primi televisori, quelli degli anni ‘70 e ‘80, che hanno accompagnato la crescita della società di quel tempo, appartengono soltanto ai ricordi familiari.

Dopotutto, l’attività industriale che garantisce occupazione nel settore, deve andare avanti ed è per questo che tutti i prodotti che vengono messi in commercio sono realizzati con la consapevolezza che, contemporaneamente alla loro introduzione nel mercato e alla loro vendita si stanno apportando innovazione e tecnologiche per tali da prevederne il loro superamento in tempi brevi e di conseguenza il loro abbandono e la loro sostituzione.

Certo, questo fenomeno del continuo ricambio non può non dar luogo ad alcune problematiche connesse, come lo smaltimento, un problema, che, ad esempio, come nel caso degli elettrodomestici, ossia di apparecchi estremamente voluminosi ed ingombranti, non di facile soluzione sicuramente, ed anche di carattere economico, perché sostituire apparecchi che comunque hanno un costo significativo, non può non incidere negativamente sui bilanci familiari.

Esaminando il fenomeno, la domanda che sorge spontanea, non può non essere che quella che ci induce a chiederci: che cosa fare? Come affrontare questa situazione? Come difenderci dalle continue vere e proprie aggressioni promozionali che danneggiano in modo evidente il nostro bilancio familiare? Come può un consumatore difendersi e non sentirsi costantemente indietro o arretrato da un punto di vista tecnologico? Quali sono i suoi diritti? La risposta è altrettanto rapida ed è basata sul diritto alla informazione sulla durata di vita media del prodotto acquistato e sulla sua riparazione, diritto che ogni consumatore ha e deve avere e che deve costituire, mediante una corretta e chiara etichettatura, un elemento fondamentale e caratterizzante del prodotto stesso.

In merito, un sondaggio effettuato su tutta la comunità europea ah accertato che il 77% dei cittadini della Ue preferisce o preferirebbe riparare i propri prodotti difettosi invece di acquistarne di nuovi. Lo stesso sondaggio ha evidenziato che oltre il 90% dei cittadini europei chiedono che i prodotti debbano essere chiaramente contrassegnati per indicarne la loro longevità. Partendo da questi presupposti, il Parlamento Europeo, sta lavorando per introdurre un sistema che garantisca il consumatore, sia per quanto riguarda il diritto alla riparazione del prodotto acquistato, sia per quanto riguarda la sua durata, la quale, fatta salva la garanzia di due anni di vita e il vincolo della denuncia del difetto del prodotto entro due mesi dalla sua scoperta, per ragioni di opportunità commerciali del venditore, sempre nascosta.

Anche il Parlamento Italiano da anni si sta occupando del problema, ed è stato presentato un disegno di legge che in materia di diritti dei consumatori, ha come obiettivo quello di garantire “la sicurezza, la conoscenza della composizione, la qualità, la durata di vita e la possibilità di riparazioni a costi accessibili dei prodotti e dei servizi”, ponendo, a carico del produttori, il: ”divieto al produttore di mettere in atto tecniche che possano portare all’obsolescenza programmata dei beni di consumo.”  La proposta di legge sottolinea che: “Il produttore è tenuto, per i beni di consumo elettrici ed elettronici che per il loro corretto funzionamento prevedono una componente software, per tutto il periodo della commercializzazione e per un periodo ulteriore pari alla durata della garanzia legale, ad assicurare la disponibilità di aggiornamenti del software e delle applicazioni ad esso afferenti, nonché la necessaria assistenza tecnica.” L’augurio che tutti ci facciamo è che questo diventi presto una realtà legislativa.

Tornando alla realtà dei fatti, il consiglio che noi di FNC, Foro Nazionale Consumatori, ci sentiamo di dare è che per evitare di acquistare dei beni, magari a seguito di un’offerta apparentemente irrinunciabile, che saranno presto superati e che, di conseguenza, ci indurranno a comprarne degli altri, dobbiamo imparare ad utilizzare delle strategie diverse, che hanno dei principi abbastanza semplici da poter seguire. Questi, sono basati, principalmente sul prezzo, perché è ovvio che se acquistiamo dei beni a costi estremamente convenienti, vuol dire che stiamo per acquistare qualcosa che sta per essere superato e, quindi, presto dovremmo sostituirlo. Inoltre, In particolare per quanto riguarda gli elettrodomestici, dobbiamo accertarci che i prodotti che stiamo per acquistare, prevedano pezzi di ricambio facilmente reperibili, e che nel nostro luogo di residenza, esista un servizio di assistenza, col quale sarebbe opportuno confrontarsi per evitare acquisti sbagliati.

Sabrina Greci

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