Aumenti fuori controllo. Timori per il prossimo inverno
L’aumento del prezzo del gas e del pellet, ci impongono delle scelte energetiche radicali e diverse rispetto a quelle fino a qui adottate.
Con riferimento al clima torrido di questa estate, la frase più utilizzata, o lo slogan più usato, più o meno è di questo tenore: “dal 1° maggio ad oggi, stiamo attraversando un periodo di caldo come non avevamo mai vissuto in vita nostra”. Se questo è vero, e altrettanto vero che, lentamente, l’estate terminerà e dopo il mese di settembre e di ottobre arriveranno anche i primi freddi e ci dovremo attrezzare per riscaldare le nostre abitazioni. In merito, la domanda che ci poniamo è come fare, a quali condizioni e a quali prezzi.
Domande che nascono dalla considerazione che, dalle informazioni di questi giorni, non possiamo non essere preoccupati perché, purtroppo, il prezzo del gas naturale continua a salire. Un aumento quasi fuori controllo, se è vero, come è vero che la quotazione di questo periodo hanno raggiunto un prezzo 10 volte superiori rispetto allo scorso anno.
Le ragioni di questo aumento sono sicuramente da ricercarsi nella politica ostruzionistica, anzi, vista la guerra, avversa all’occidente, da parte di Mosca che, dalle sue esportazioni energetiche, mira ad ottenere un guadagno il più alto possibile. Un aumento incontrollato, che ha portato Il prezzo iniziale di 30 euro a megawattora del gennaio 2021, prima, precisamente, a gennaio di quest’anno, a superare i 100 euro, ed ora, a raggiungere i 300 euro megawattora di questi ultimi giorni.
In linea con questo principio, i mass media, hanno giustificato questo incremento con la manutenzione in atto per il gasdotto Nord Stream 1, che unisce la Russia alla Germania, ma, al di là di questo di queste spiegazioni tecniche, la certezza è che ci troviamo di fronte ad una situazione di assoluta emergenza, che richiederà razionamenti drastici e senza precedenti, nell’utilizzo del gas da riscaldamento. Certo, per quello che riguarda il prezzo che dovranno pagare i consumatori finali, si fa riferimento al prezzo indicato da ARERA, (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) passato da 0,879 euro, prezzo standard a metro cubo, del primo trimestre del 2022 a 1,028 euro, del terzo e quarto trimestre 2022, in termini economici, un aumento che, se analizzato, ci porta a concludere che siamo di fronte all’aumento più alto di sempre.
È necessario quindi fare qualcosa, in primo luogo, è imprescindibile ed irrinunciabile, adottare una politica di gestione delle risorse, oculata ed attenta. Dopotutto, il razionamento è imposto anche da un regolamento europeo, adottato il 4 agosto 2022, il quale, “considerando che la Federazione russa, principale fornitore esterno di gas dell’Unione, ha aggredito militarmente l’Ucraina, parte contraente della Comunità dell’energia. L’escalation dell’aggressione militare russa nei confronti dell’Ucraina dal febbraio 2022 ha comportato un forte calo dell’approvvigionamento di gas nel tentativo deliberato di usarlo come arma politica. I flussi via gasdotto dalla Russia attraverso la Bielorussia si sono interrotti e le forniture di gas attraverso l’Ucraina sono in costante diminuzione. Complessivamente, i flussi di gas provenienti dalla Russia sono ora inferiori al 30 % della media dei flussi di gas nel periodo 2016-2021. Con tale calo dell’approvvigionamento i prezzi dell’energia hanno toccato picchi storici, anche per volatilità, contribuendo all’inflazione e profilando il rischio di un’ulteriore recessione economica in Europa”. Per questa ragione, in primo luogo, all’articolo 3, dello stesso decreto, facendo appello ai singoli Paesi, si determina che “Ciascuno Stato membro si adopera al massimo per ridurre il consumo di gas nel periodo dal 1º agosto 2022 al 31 marzo 2023 di almeno il 15 % rispetto al proprio consumo medio di gas nel periodo dal 1º agosto 2022 al 31 marzo, nei cinque anni consecutivi precedenti la data di entrata in vigore del presente regolamento (“riduzione volontaria della domanda”)”, poi, successivamente, all’articolo 5 comma 2, si stabilisce che “ai fini di una riduzione obbligatoria della domanda per tutta la durata dello Stato di allarme dell’unione il consumo di gas di ciascun Stato membro nel periodo che va dal 1° agosto 2022 al 31 Marzo 2023 (periodo di riduzione) è inferiore del 15% rispetto al proprio consumo di gas di riferimento. Ai fini della riduzione obbligatoria della domanda sono computate le eventuali riduzioni della domanda conseguita dallo Stato membro nel periodo prima che fosse dichiarato lo stato di allarme dell’unione.”
Se questa emergenza riguarda il gas, di certo non migliora la situazione parlando del pellet. In merito, precisiamo che, anche se per il riscaldare le nostre case, nelle città, si utilizza principalmente il gas, grazie alle politiche di risparmio energetico, che hanno da sempre promosso l’incremento dell’utilizzo del pellet, quest’ultimo prodotto, viene largamente utilizzato nelle periferie, nelle province e nelle campagne. Purtroppo, si resta quantomeno frastornati, nel vedere i prezzi dei pochi prodotti in vendite dei centri commerciali. I sacchetti che prima costavano meno di 5 euro, speso anche 3,50 l’uno, oggi non costano meno di 10 euro, addirittura 14,50. Non solo, ci siamo imbattuti anche in cartelli che ci invitano ad acquistare il pellet in fretta, perché il prodotto sembra essere esaurito. Questo significa che, se una casa veniva scaldata con un sacchetto al giorno, quindi al costo che oscillava da 105 ad un massimo di 150 euro al mese, oggi, per scaldare lo stesso immobile, ne corrono da 300 a 435 euro al mese. Un’ecatombe per i nostri redditi. Trovare la spiegazione di questo aumento non è difficile, perché, anche in questo caso, ad incidere in maniera determinante è la guerra tra Russia e Ucraina, una guerra che purtroppo riguarda due Paesi, che sono tra i produttori principali, anche del pellet, di conseguenza, con i confini chiusi e la guerra in atto è quasi impossibile, per le aziende, approvvigionarsi del prodotto, inoltre, il costo nel trasporto è diventato quasi proibitivo e molte aziende stanno chiudendo, o rinunciando alle commesse.
Anche se lontano dal nostro pensiero e dal nostro fisico, che, in questo momento, chiede solo un po’ di fresco, l’inverno arriverà e allora davvero la situazione diventerà quasi drammatica. Siamo certi che, come già accaduto in passato, il Governo prenderà dei provvedimenti tampone, sufficienti per far fronte al momento, ma non è quella la soluzione. Per noi di FNC (Foro Nazionale di Consumatori) è necessario, anzi improcrastinabile, trovare delle soluzioni che partano dal presupposto di valorizzare le risorse interne, per non dipendere, costantemente, dagli umori e dalle volontà di persone e paesi che spesso non si rivelano favorevole alle nostre esigenze. Ad esempio, una soluzione potrebbe essere data dalla biomassa, ossia da quel sistema che consente di poter utilizzare qualunque sostanza di origine organica utile a produrre energia. Parliamo dei residui di lavorazioni agricoli e degli scarti delle varie lavorazioni delle reti agroalimentari, ma questo è solo un esempio. Ma questo è solo un esempio, il principio che deve passare è che, per non dipendere più dalle politiche, spesso avverse degli altri, per non essere più condizionati nella nostra programmazione, una volta per tutte, la futura classe dirigente, dovrà valorizzare in modo inequivocabile le nostre risorse.
Sabrina Greci