Dal vecchio bullismo, al nuovo cyberbullismo, tutto quello che si è fatto per cercare di arginarli e reprimerli
Quando si parla di bullismo, il pensiero non può non andare alle immagini di cronaca, che vedono protagonisti le classi e gli studenti che le frequentano. Li, in quegli ambienti scolastici, dove, generalmente, il bullo appare come colui che ha un carattere forte, capace di imporre il proprio potere e dominare psicologicamente la vittima. I bulli sono esattamente questo, sono studenti compagni di classe o di istituto, il più delle volte conosciuti dalla vittima stessa.
Fanno parlare di sé, inscenando gesti ed atti, fondamentalmente stupidi, ma che hanno il potere di colpire la vittima e di promuovere un effetto dominante sul resto della classe. Sono gesti compiuti, Nella maggioranza dei casi, durante l’orario scolastico o nel tragitto da casa a scuola e viceversa. Gesti meschini, vili e apparentemente insignificanti, ma che incidono in maniera determinante, nel rapporto interpersonale, procurando uno stato di frustrazione e di sofferenza nella vittima.
Il bullismo è un fenomeno che esiste da sempre e anche chi non è più giovane, lo ha vissuto ai tempi della sua giovinezza, al contrario, il cyberbullismo è un fenomeno che si è sviluppato con l’affermazione, spesso incontrollata della rete telematica, che arriva ad offrire il peggio di sé quando non riesce a porre un freno, o una barriera, all’aggressività, per non dire alla violenza, manifestata da molti social network.
Il cyberbullismo ha superato le barriere locali entro le quali si muoveva il bullismo. Questa evoluzione, ha fatto sì che, ad essere coinvolti e a subire azioni che danneggiano lo stato d’animo e la serenità delle vittime, non sono più soltanto i ragazzi di scuola, ma, nella vita reale, chiunque di noi può diventare un bersaglio da colpire. Non solo, mentre il bullo ha una sua immagine ben chiara e definita, i cyberbulli hanno ampia libertà nel poter promuovere le loro azioni online, senza mostrarsi mai e, spesso, quando non possono fare diversamente, si trincerano dietro la propria paternità, creata con il profilo utente.
I cyberbulli possono essere anonimi e sollecitare la partecipazione di altri amici anonimi, in modo che la persona, non sappia con chi sta interagendo. Il materiale utilizzato per azioni così infime e dannose può essere diffuso in tutto il mondo. Le comunicazioni aggressive, non durano lo spazio del tempo della scuola, ma possono avvenire 24 ore su 24, senza limiti geografici e confini temporali.
Fatta questa premessa, esaminiamo come, sia da un punto di vista legislativo che da un punto di vista organizzativo si è cercato di arginare questo fenomeno, estremamente negativo e altrettanto presente nella nostra società, soprattutto negli ambienti frequentati dalle persone più giovani, come le scuole e, fenomeno crescente, molto diffuso in rete.
La legge 71 del 2017 all’articolo 1 si pone l’obiettivo di: “contrastare il fenomeno del cyberbullismo in tutte le sue manifestazioni, con azioni a carattere preventivo e con una strategia di attenzione, tutela ed educazione nei confronti dei minori coinvolti, sia nella posizione di vittime sia in quella di responsabili di illeciti, assicurando l’attuazione degli interventi senza distinzione di età nell’ambito delle istituzioni scolastiche.”
A tal fine precisa che per «cyberbullismo» “si intende qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché’ la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo.”
Questa legge prevede l’individuazione all’interno di ogni singola scuola di un insegnale referente incaricato di per prevenire ogni fenomeno di bullismo e cyberbullismo.
A seguito di questa legge, a ottobre del 2018, il Ministero dell’Istruzione – Direzione generale per lo studente – in collaborazione con il Dipartimento di Formazione, Lingue, Intercultura, Letteratura e Psicologia dell’Università di Firenze, ha sviluppato la piattaforma ELISA, che, ad oggi, rappresenta un piano nazionale di formazione dei docenti referenti per il contrasto del bullismo e del cyberbullismo.
Questo si sviluppa seguendo due percorsi complementari, il primo basato su corsi di formazione aventi ad oggetto le strategie antibullismo, rivolti ai docenti referenti, ai membri del team antibullismo e per l’emergenza delle scuole italiane e ai dirigenti scolastici, il secondo sul monitoraggio online del bullismo e dell’antibullismo sull’intero sistema scolastico nazionale.
La scelta di assegnare un ruolo importante alla formazione specifica degli insegnanti è dettata dal fatto che, più costoro sono preparati ad affrontare le problematiche connesse ad atteggiamenti di bullismo e ciberbullismo e, quindi, più sono in grado di intervenire in maniera efficace, meglio si può prevenire e affrontare ogni singolo incidente nell’ambito scolastico.
Per queste ragioni, i corsi si sviluppano su più moduli, i primi sono rivolti alla conoscenza delle definizioni di bullismo e cyberbullismo, i secondi alla valutazione di eventuali singole situazioni ed episodi, con particolare attenzione ai vari contesti sociali e a quelli che maturano online, con attenta valutazione dei rischi e dei pericoli connessi, ed infine sulla prevenzione e sulla repressione dei fenomeni.
Il monitoraggio viene effettuato su tutte le scuole italiane, attraverso un sondaggio che viene realizzato mediante la compilazione di alcune specifiche schede, da parte di tutti coloro che frequentano quel singolo plesso scolastico, quindi, sia degli studenti, che dai docenti, che dai dirigenti.
Una volta raccolti ed esaminati tutti i questionari, ogni singolo istituto, riceverà dal Ministero dell’Istruzione, un report personalizzato contenente la valutazione sulla presenza o sull’assenza del fenomeno di bullismo o di cyberbullismo all’interno di quella scuola.
I dati nazionali verranno pubblicati sul sito della Piattaforma ELISA. Relativamente all’anno scolastico 20-21, ossia all’ultimo anno in cui sono stati pubblicati i dati, le scuole che hanno aderito al monitoraggio, sono state il 25% delle scuole italiane.
Da questa analisi, il dato che è emerso con maggiore rilievo, mette in risalto come, ancora oggi, nelle nostre scuole, molti studenti subiscono atti di bullismo basato sul pregiudizio. In particolare, molti denunciano di subire prepotenze per una propria disabilità, altri per comportamenti omofobi ed altri ancora, a causa delle proprie provenienze etniche.
Dalla stessa analisi si evidenziano anche le strategie messe in atto, da parte degli insegnanti, quando accadono episodi di bullismo in classe. Queste, si basano principalmente sulla mediazione, sulla discussione di gruppo, sul supporto alla vittima e, infine, sulle eventuali sanzioni disciplinari.
Il Ministero della Pubblica Istruzione, con decreto 18 maggio 2022, allo scopo di supportare sul territorio le azioni volte a contrastare il fenomeno del cyberbullismo e sensibilizzare all’uso consapevole della rete internet, educando le studentesse e gli studenti alla consapevolezza, trasversale alle diverse discipline curricolari, dei diritti e dei doveri connessi all’utilizzo delle tecnologie informatiche, ha disposto l’assegnazione della somma di euro 2.000.000,00, da destinare agli Uffici Scolastici Regionali.
Questa somma viene divisa in base al numero degli alunni, per il 40% dell’importo totale (pari a euro 800.000,00); per il grado di dispersione per il 20% dell’importo totale (pari a 400.000,00) ed infine per i casi totali segnalati alla piattaforma Elisa per il 40% dell’importo totale (pari a 800.000,00).
Sabrina Greci