16 Ott

Donne e ragazze continuano a subire discriminazioni e violenze in ogni parte del mondo

Obiettivo 5 dell’Agenda 2030 dell’ONU: “Mentre il mondo ha fatto progressi nella parità di genere e nell’emancipazione delle donne attraverso gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (tra cui la parità di accesso all’istruzione primaria per ragazzi e ragazze), donne e ragazze continuano a subire discriminazioni e violenze in ogni parte del mondo. La parità di genere non è solo un diritto umano fondamentale, ma la condizione necessaria per un mondo prospero, sostenibile e in pace. Garantire alle donne e alle ragazze parità di accesso all’istruzione, alle cure mediche, a un lavoro dignitoso, così come la rappresentanza nei processi decisionali, politici ed economici, promuoverà economie sostenibili, di cui potranno beneficiare le società e l’umanità intera”

E’ interesse comune e responsabilità di ognuno agire per l’uguaglianza di genere per un futuro più equo e sostenibile. La parità tra donne e uomini è una questione trasversale che involge aspetti sociali, economici, stereotipi culturali. Serve una profonda trasformazione culturale attraverso la formazione e la sensibilizzazione sui temi dell’uguaglianza di genere, empowerment femminile e violenza di genere e adottare un approccio sistemico esterno e interno di gender mainstreaming a tutti i livelli e in tutti i settori di intervento. Promuovere la piena partecipazione degli uomini e degli adolescenti al fine di agire simultaneamente sui processi di costruzione dei ruoli di genere di cultura patriarcale e degli stereotipi discriminanti, a partire dalla dimensione educativa e familiare, attraverso la sensibilizzazione alla pari condivisione da parte degli uomini dei compiti (di cura, domestici e familiari) tra uomini e donne per portare un cambiamento culturale, che coinvolga tutta la società, uomini inclusi e agisca sulla modifica dei comportamenti anche e soprattutto maschili. Occorre mettere in atto interventi diretti ad aumentare la partecipazione femminile al mercato del lavoro e l’indipendenza economica delle donne e degli uomini; ridurre il divario retributivo, salariale e pensionistico di genere e combattere così la povertà tra le donne; promuovere la parità tra donne e uomini nei processi decisionali; combattere la violenza di genere e proteggere e sostenere le vittime; promuovere l’uguaglianza di genere e i diritti delle donne nel mondo. La parità di genere è anche legata alla performance economica complessiva di un Paese. Non si tratta, infatti, solo di una questione di giustizia ma anche di un imperativo economico perché il costo del divario di genere nell’occupazione impatta pesantemente sull’economia dei singoli Stati. Le donne devono ancora affrontare una battaglia e più salgono in alto, più pregiudizi, sfide e stereotipi devono affrontare. E’ un percorso ancora lungo per aiutare le donne a vedere ricompensati i loro sacrifici e poter essere economicamente indipendenti grazie al proprio lavoro. Serve un’azione collettiva, favorendo un approccio multi-stakeholder, integrato e sinergico, per accelerare i progressi in corso e consolidare i risultati ottenuti. E’ fondamentale promuovere e sostenere iniziative a qualsiasi livello: porre in essere politiche attive, efficaci e inclusive perché i diritti di genere sono patrimonio di tutti. Le azioni messe in campo dalle istituzioni europee per colmare il perdurante divario tra uomini e donne. Nel diritto comunitario il principio di parità uomo-donna svolge un ruolo chiave ai fini della costruzione del principio giuridico di uguaglianza. Dalla sua fondazione l’Unione Europea si è impegnata a favore della parità di genere, dell’empowerment e dei diritti di donne, ragazze e bambine. Ha sempre avuto un ruolo fondamentale a rimuovere direttamente o indirettamente situazioni di pregiudizio o discriminazione in ambito sia pubblico che privato con interventi diretti al riequilibrio di genere e al superamento delle discriminazioni basate sul sesso e nella promozione della parità e delle pari opportunità tra uomini e donne.

La promozione dell’uguaglianza di genere e l’empowerment di donne, ragazze e bambine è stata eretta a pilastro fondante della politica di cooperazione europea. Secondo il Gender Action Plan 2016-20 “l’uguaglianza tra uomini e donne è al centro dei valori dell’Unione Europea; iscritta nel suo quadro giuridico e politico. L’Unione europea è all’avanguardia negli sforzi realizzati per proteggere e fare rispettare i diritti delle donne e delle bambine e promuove attivamente questi diritti nel quadro delle sue relazioni esterne”. La strategia dell’UE per l’uguaglianza di genere ha come obiettivi quelli di porre fine alla violenza di genere; sfidare gli stereotipi di genere; colmare i divari di genere nel mercato del lavoro; raggiungere la parità di partecipazione tra i diversi settori dell’economia; affrontare il divario retributivo e pensionistico di genere; colmare il divario di genere e raggiungere l’equilibrio di genere nei processi decisionali e in politica. Due le leve chiave per affrontare i divari di genere più ampi nelle famiglie, nelle società e nelle economie: aumentare la partecipazione economica delle donne; raggiungere la parità di genere nella leadership, sia nelle imprese che nel governo. Sono state adottate misure di natura legislativa e azioni politiche con un impatto rilevante di coesione sociale, oltre che economica, e di solidarietà a livello dei singoli Stati membri in materia di parità tra i sessi e di non discriminazione con riferimento all’accesso al lavoro, alla retribuzione, alla protezione della maternità, alla conciliazione tra vita professionale e vita privata, alla sicurezza sociale. La relazione 2023 sull’uguaglianza di genere nell’Unione Europea fa il punto sulla posizione dell’UE e dei suoi Stati membri riguardo all’uguaglianza di genere evidenziando i risultati ottenuti ed i progetti finanziati. Emerge che l’Unione Europea “ha compiuto progressi significativi in termini di uguaglianza di genere. Questo è il risultato di legislazione sulla parità di trattamento, mainstreaming di genere, integrazione della prospettiva di genere in tutte le altre politiche, misure specifiche per la promozione della donna. Tendenze incoraggianti sono rappresentate dal maggior numero di donne nel mercato del lavoro e dai loro progressi nel garantire una migliore istruzione e formazione. Tuttavia, permangono divari di genere e nel mercato del lavoro le donne sono ancora sovrarappresentate nei settori meno retribuiti e sottorappresentate nelle posizioni decisionali”. Per quanto di interesse in questa sede, l’edizione 2023 del Global Gender Gap Index del World Economic Forum, che annualmente misura lo stato attuale e l’evoluzione della parità di genere in quattro dimensioni chiave (partecipazione e opportunità economiche, livello di istruzione, salute e sopravvivenza ed emancipazione politica), valuta la parità di genere in 146 paesi, e i confronti tra Paesi supportano l’identificazione delle politiche più efficaci per colmare i divari di genere. I risultati confermano che “il punteggio globale del divario di genere nel 2023 per tutti i 146 paesi inclusi in questa edizione si attesta al 68,4%. Considerando il campione costante di 145 paesi trattati sia nell’edizione 2022 che in quella 2023, il punteggio complessivo è passato dal 68,1% al 68,4%, con un miglioramento di 0,3 punti percentuali rispetto all’edizione dello scorso anno. Se si considerano i 102 paesi coperti ininterrottamente dal 2006 al 2023, il divario si è colmato del 68,6% nel 2023, recuperando al livello riportato nell’edizione del 2020 e avanzando di un modesto 4,1 punto percentuale rispetto alla prima edizione del rapporto nel 2006. Al tasso di progresso attuale, ci vorranno 131 anni per raggiungere la piena parità. Sebbene il punteggio di parità globale sia tornato ai livelli pre-pandemici, il tasso complessivo di cambiamento è rallentato in modo significativo. Anche ritornare all’orizzonte temporale di 100 anni alla parità prevista nell’edizione del 2020 richiederebbe una significativa accelerazione dei progressi”. Più precisamente, “lo stato della parità di genere nel mercato del lavoro rimane una sfida importante. Non solo la partecipazione delle donne al mercato del lavoro è diminuita a livello globale negli ultimi anni, ma altri indicatori di opportunità economiche hanno mostrato sostanziali disparità tra donne e uomini. Sebbene le donne siano (ri)entrate nella forza lavoro a tassi più elevati rispetto agli uomini a livello globale, portando a un piccolo recupero della parità di genere nel tasso di partecipazione alla forza lavoro dall’edizione del 2022, i divari rimangono nel complesso ampi e sono evidenti in diverse dimensioni specifiche:

Evoluzione dei divari di genere nel mercato del lavoro globale: le donne stanno (ri)entrando nel mondo del lavoro a un tasso leggermente superiore rispetto agli uomini, determinando una modesta ripresa rispetto al minimo dello scorso anno. Tra l’edizione 2022 e quella 2023, la parità nel tasso di partecipazione alla forza lavoro è aumentata dal 63% al 64%. Tuttavia, la ripresa della partecipazione femminile alla forza lavoro rimane incompiuta, poiché la parità è ancora al secondo punto più basso dalla prima edizione dell’indice nel 2006 e significativamente al di sotto del picco del 2009 del 69%. Ad aggravare questi modelli, le donne continuano a far fronte a tassi di disoccupazione più elevati rispetto agli uomini, con un tasso di disoccupazione globale pari a circa il 4,5% per le donne e al 4,3% per gli uomini. Anche quando le donne ottengono un impiego, spesso si trovano ad affrontare condizioni di lavoro inferiori agli standard: una parte significativa della ripresa dell’occupazione dal 2020 può essere attribuita all’occupazione informale, per cui su cinque posti di lavoro creati per le donne, quattro rientrano nell’economia informale; per gli uomini, il rapporto è di due posti di lavoro su tre.

Rappresentanza della forza lavoro in tutti i settori: I dati globali forniti da LinkedIn mostrano una persistente distorsione nella rappresentanza delle donne nella forza lavoro e nella leadership nei vari settori. Nel campione di LinkedIn, che copre 163 paesi, le donne rappresentano il 41,9% della forza lavoro nel 2023, ma la quota di donne in posizioni di leadership senior (direttore, vicepresidente (VP) o C-Suite) è pari al 32,2% nel 2023, quasi 10 punti percentuali in meno. La rappresentanza delle donne scende in media al 25% nelle posizioni C-Suite, ovvero poco più della metà della rappresentanza nelle posizioni entry-level, pari al 46%. Diversi settori mostrano intensità e modelli diversi quando si tratta di questo “drop to top”. Le donne se la passano relativamente meglio in settori come i servizi ai consumatori, la vendita al dettaglio e l’istruzione, che registrano rapporti tra la rappresentanza dei dirigenti e dei livelli entry-level tra il 64% e il 68%. Edilizia, servizi finanziari, e il settore immobiliare presentano le condizioni più difficili per le aspiranti donne leader, con un rapporto tra rappresentanti dei dirigenti di alto livello e rappresentanti entry-level inferiore al 50%. Negli ultimi otto anni, la percentuale di donne assunte in posizioni di leadership è aumentata costantemente di circa l’1% all’anno a livello globale. Tuttavia, questa tendenza mostra una chiara inversione a partire dal 2022, che riporta il tasso del 2023 ai livelli del 2021.

Divari di genere nei mercati del lavoro del futuro: le occupazioni scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche (STEM) rappresentano un insieme importante di lavori ben remunerati e destinati ad aumentare in importanza e portata in futuro. I dati di LinkedIn sui profili professionali dei membri mostrano che le donne rimangono significativamente sottorappresentate nella forza lavoro STEM. Le donne rappresentano quasi la metà (49,3%) dell’occupazione totale nelle occupazioni non STEM, ma solo il 29,2% di tutti i lavoratori STEM. Mentre la percentuale di donne laureate STEM che entrano nel mondo del lavoro STEM aumenta in ogni gruppo, i numeri sull’integrazione dei laureati STEM nel mercato del lavoro mostrano che la permanenza delle donne nelle discipline STEM anche un anno dopo la laurea registra un calo significativo. Le donne rappresentano attualmente il 29,4% dei lavoratori entry-level; tuttavia, per i ruoli di leadership di alto livello come VP e C-suite, la rappresentanza scende a 17. Rispettivamente 8% e 12,4%. Per quanto riguarda specificamente l’intelligenza artificiale (AI), la disponibilità complessiva di talenti è aumentata, aumentando di sei volte tra il 2016 e il 2022, ma la rappresentanza femminile nell’intelligenza artificiale sta progredendo molto lentamente. La percentuale di donne che lavorano nel settore dell’intelligenza artificiale oggi è pari a circa il 30%, circa 4 punti percentuali in più rispetto al 2016.

Divari di genere nelle competenze del futuro: L’apprendimento online offre flessibilità, accessibilità e personalizzazione, consentendo agli studenti di acquisire conoscenze in un modo che si adatta alle loro esigenze e circostanze specifiche. Tuttavia, donne e uomini attualmente non hanno pari opportunità e accesso a queste piattaforme online, dato il persistente divario digitale. Anche quando utilizzano queste piattaforme, esistono divari di genere nelle competenze, in particolare quelle competenze che si prevede aumenteranno in importanza e domanda. I dati di Coursera suggeriscono che a partire dal 2022, ad eccezione dei corsi di insegnamento e mentoring, vi sarà disparità nelle iscrizioni in ogni categoria di competenze. Per quanto riguarda le iscrizioni in competenze tecnologiche come l’alfabetizzazione tecnologica (43,7% di parità) e l’intelligenza artificiale e i big data (33,7%), che sono tra le prime 10 competenze destinate a crescere, c’è una parità inferiore al 50% e i progressi sono stati lenti. In tutte le categorie di abilità, i divari di genere tendono ad ampliarsi con l’aumento dei livelli di competenza. Tuttavia, quando le donne si iscrivono, tendono a raggiungere la maggior parte dei livelli di competenza nelle categorie di competenze studiate in meno tempo rispetto agli uomini.

Divari di genere nella leadership politica: Proprio come nel caso della rappresentanza delle donne nella leadership aziendale, i divari di genere nella leadership politica continuano a persistere. Sebbene si sia registrato un aumento del numero di donne che ricoprono incarichi decisionali politici in tutto il mondo, il raggiungimento della parità di genere rimane un obiettivo lontano e le disparità regionali sono significative. Al 31 dicembre 2022, circa il 27,9% della popolazione mondiale, pari a 2,12 miliardi di persone, vive in Paesi con un capo di Stato donna. Mentre questo indicatore ha registrato una stagnazione tra il 2013 e il 2021, nel 2022 si è assistito a un aumento significativo. Un’altra recente tendenza positiva si osserva per la percentuale di donne nei parlamenti. Nel 2013, solo il 18,7% dei parlamentari a livello globale erano donne tra i 76 paesi con dati coerenti. Nel 2022, questo numero è salito costantemente al 22,9%. Sono stati fatti passi avanti significativi anche in termini di rappresentanza delle donne nei governi locali a livello globale. Dei 117 paesi con dati disponibili dal 2017, 18 paesi, tra cui Bolivia (50,4%), India (44,4%) e Francia (42,3%), hanno raggiunto una rappresentanza femminile superiore al 40% nella governance locale.

 Programmi DEI per colmare i divari di genere: nel settore privato, la portata dell’azione sulla parità di genere da parte delle aziende pionieristiche ha iniziato ad ampliarsi da un focus sulla forza lavoro ad approcci globali che comprendono progettazione inclusiva, catene di fornitura inclusive e impatto sulla comunità. Il Future of Jobs Survey 2023 del World Economic Forum suggerisce che più di due terzi delle organizzazioni intervistate hanno implementato un programma DIDI (Diversity, Equity and Inclusion). La maggioranza (79%) delle aziende intervistate sta implementando programmi DEI con particolare attenzione alle donne”.

Paola Francesca Cavallero

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