18 Gen

Governo ed Antitrust contro i distributori di benzina

In tempi di crisi energetica, il settore dei carburanti è sempre più terreno di scontro. Prosegue il braccio di ferro fra il Governo e le associazioni dei distributori di carburanti. Ieri, 17 gennaio, si è tenuto un ulteriore vertice presso il Ministero del Made in Italy – ex Ministero dello Sviluppo Economico. Allo stato non si sa ancora se le organizzazioni sciopereranno il prossimo 25-26 gennaio. Un nuovo incontro è fissato per il 19 gennaio.

I gestori delle pompe delle federazioni Fegica e Figisc Confcommercio si oppongono al decreto sulla trasparenza dei prezzi, appena emanato dal Governo. Il decreto prevede l’esposizione del prezzo medio e pesanti sanzioni per gli esercenti che non si adeguano, fino a 6.000 euro.

Le associazioni di categoria si dolgono sia del provvedimento del Governo, sia dell’Autorità Antitrust, la quale il 15 gennaio ha avviato una istruttoria nei confronti delle compagnie petrolifere per omessa sorveglianza sui benzinai, e la speculazione sui prezzi da questi praticata.

L’Autorità ha riscontrato irregolarità, sia nell’applicazione alla pompa di un prezzo diverso da quello pubblicizzato, sia nell’omessa comunicazione dei prezzi dei carburanti al portale “Osservaprezzi carburanti”. Dai controlli è emersa “un’omessa diligenza” da parte delle compagnie nei controlli sui distributori. Eni, Esso, IP, Kuwait Petroleum Italia e Tamoil “non avrebbero adottato misure o iniziative idonee a prevenire e a contrastare queste condotte illecite a danno dei consumatori”.

L’Autorità Garante della concorrenza e del mercato, con l’ausilio del Nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza, ha svolto ispezioni nelle sedi delle società Eni Spa, Esso Italiana Srl, Italiana Petroli Spa, Kuwait Petroleum Italia Spa e Tamoil Italia Spa. I procedimenti sono stati avviati anche sulla base della documentazione tempestivamente fornita dalla Guardia di Finanza in merito alle infrazioni accertate sui prezzi dei carburanti praticati da oltre mille pompe di benzina (marchio Eni 376, marchio Esso 40, marchio Ip 383, marchio Kuwait 175, marchio Tamoil 48) distribuite su tutto il territorio nazionale. Secondo il garante, la documentazione e i dati trasmessi dalla Guardia di Finanza farebbero emergere da parte delle compagnie petrolifere condotte riconducibili alla omessa diligenza sui controlli rispetto alla rete dei distributori, in violazione dell’art. 20 del Codice del consumo. In numerosi casi è risultata difformità tra il prezzo pubblicizzato e quello più alto in realtà applicato; in altri è stata riscontrata l’omessa esposizione del prezzo praticato, ovvero l’omessa comunicazione al portale ‘Osservaprezzi Carburanti’, utile al consumatore per trovare la pompa con il prezzo più basso. In particolare, Eni, Esso, IP, Kuwait Petroleum Italia e Tamoil non avrebbero adottato misure o iniziative idonee a prevenire e a contrastare queste condotte illecite a danno dei consumatori.

Dunque, finalmente qualcosa si muove nell’interesse dei consumatori, affinché ci sia una maggiore trasparenza sui prezzi. Al riguardo, appaiono ingiustificati sia lo sciopero dei benzinai, sia le rimostranze delle grandi compagnie petrolifere, cioè di quei soggetti che si stanno arricchendo da un anno a questa parte mentre l’inflazione cresce.

Francesco Salimbeni

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