Il diabete mellito
Il diabete mellito è una malattia caratterizzata da un alterato metabolismo energetico, in primis quello degli zuccheri che determina iperglicemia (patologica concentrazione degli zuccheri nel sangue), a sua volta causata da un deficit assoluto o relativo dell’insulina prodotta dal pancreas. Questa malattia cronica comprende almeno due forme distinte: il diabete di tipo 1 e quello di tipo 2.
Il diabete di tipo 1, o giovanile, più raro, è causato da un processo cronico autoimmune che distrugge specificamente le cellule del pancreas deputate alla sintesi e alla secrezione dell’insulina. Non esiste altra cura che la somministrazione di insulina.
Il diabete di tipo 2 è causato da un malfunzionamento dell’insulina e dal progressivo deterioramento delle cellule che la producono. Compare di solito in età matura ed è correlato a uno stile di vita sedentario e ad una eccessiva alimentazione. Tali fattori determinano – a lungo andare – la cosiddetta insulinoresistenza. La terapia del diabete tipo 2 è la dieta, associata a una moderata attività fisica e a farmaci ipoglicemizzanti.
Perché il diabete viene denominato killer silenzioso?
Perché, a lungo andare, l’iperglicemia determina alterazioni (restringimenti) dei vasi sanguigni che, associate ad altri fattori di rischio cardiovascolari quali obesità, ipertensione arteriosa, dislipidemie, fanno sì che i diabetici presentino un aumentato rischio cardiovascolare. Le persone con diabete hanno, infatti, un rischio da 2 a 6 volte maggiore di essere ricoverate in ospedale per complicanze croniche quali patologie cardiovascolari, cerebrovascolari, renali, vascolari periferiche, amputazioni. Oltre alle complicanze croniche, anche le complicanze acute, come ad esempio le ipoglicemie indotte da farmaci, sono responsabili di importanti effetti negativi sulla qualità della vita.
Sebbene generalmente percepita dall’opinione pubblica come una patologia cronica ad andamento benigno, in realtà il diabete ha effetti devastanti dal punto di vista clinico, sociale ed economico. Ogni anno nel mondo più di tre milioni di persone muoiono a causa delle complicanze cardiovascolari del diabete. Inoltre, in presenza di diabete, raddoppia il rischio di morte associato a malattie quali tumori, malattie renali, malattie epatiche, malattie gastrointestinali, malattie respiratorie, infezioni, cadute, malattie mentali, suicidi. In Italia il numero di persone affette da diabete è cresciuto di 1 milione negli ultimi 10 anni. A rendere il quadro ancora più preoccupante è la crescita continua del numero di cittadini ultrasessantacinquenni, il cui numero negli ultimi 8 anni è passato dai 10 ai 12 milioni (proiezioni ISTAT indicano che se il trend attuale verrà mantenuto il numero potrà raggiungere i 20 milioni nel 2050). Poiché una persona su 10 fra i 65 e i 70 anni e una su cinque oltre i 70 è affetta da diabete, crescerà sempre di più la quota di persone anziane che, oltre al diabete, sarà affetta dalle altre condizioni croniche tipiche della terza età, ponendo seri problemi di accesso alle cure, con drammatici risvolti sociali.
Complessivamente, i costi diretti per l’assistenza alle persone con diabete ammontano ad oltre 9 miliardi di euro all’anno, cifra che potrà entro 10 anni raggiungere i 12 miliardi. Se ai costi diretti si sommano i costi indiretti legati alla perdita di produttività e al pensionamento precoce, la spesa annuale ammonta oggi a quasi 20 miliardi di euro. In media, una persona con diabete costa al SSN circa 3.000 euro l’anno, una cifra più che doppia rispetto ad una persona di pari età e sesso ma senza diabete. Quasi il 60% dei costi è attribuibile alle ospedalizzazioni, mentre la spesa dei farmaci per il diabete rappresenta solo il 6.2% dei costi totali.
Per quanto riguarda la prevenzione, si sottolinea la necessità di agire su tre aspetti distinti: promuovere comportamenti salutari e creare condizioni ambientali che favoriscano l’adozione di stili di vita corretti; migliorare la salute dei bambini e delle madri; implementare programmi di prevenzione per le popolazioni vulnerabili e ad alto rischio.
Ada Maffettone
Diabetologa