L’italiana più famosa al mondo: la pizza
Ho atteso un po’ questa volta prima dì scegliere un argomento su cui scrivere. Stavo per buttare giù qualche riga quando, come d’incanto, scorrendo velocemente la home gallery di Instagram, vedo tra le menzioni dì The best chef awards Franco Pepe della pizzeria “Pepe in grani” di Caiazzo (CE) premiato per la migliore pizza nel mondo, prima fra i 50 pizzaioli in Italia.
E allora, mi sono detta, perché non dedicare un pezzo alla nostra cara pizza? È il secondo alimento più consumato al mondo, dopo la pasta e le sue origini sono antichissime. Si parla, infatti, di epoca etrusca periodo in cui si cuoceva nelle case una focaccia su cui si disponevano altre pietanze (tipo di cucina molto diffusa in tutti i Paesi del mediterraneo come la pita greca o il pane arabo). Successivamente, nel 997 nel codex cajetanus di Gaeta, si legge di 12 pizze più altri alimenti dati al proprietario di casa come prezzo per l’affitto, in occasione del Natale. Ma è solo nel 1535, in uno scritto dì Benedetto Di Falco, che si parla di pizza per descrivere la focaccia.
Reperibile in tutte le vie della città partenopea, la pizza, simboleggiava un cibo semplice e povero, disponibile sui carretti per strada nelle versioni sale grosso, strutto e aglio o con caciocavallo e basilico, oppure, con i pescetti, per i più abbienti. Il pomodoro, ingrediente cardine della nostra cucina, nella fattispecie arrivò in un secondo momento, alla fine del ‘400 con la scoperta dell’America. Pare che, infatti, questo gustoso ortaggio si insinuò velocemente nella tradizione culinaria napoletana e ne diventò protagonista in quanto usato per condire maccheroni e pizze.
Prodotta prima dai fornai e solo più tardi dai pizzaioli, la pizza fu al centro di tante tavolate fin da subito grazie anche ai primi esperimenti di consegna da parte di uomini in bicicletta, che le portavano dal locale al consumatore, dentro delle stufe sulla testa. Alla nostra cara Margherita si arrivò tanto più in là quando, alla fine dell’800, il pizzaiolo Raffaele Esposito ne preparò una variante con pomodoro, mozzarella e basilico, in onore dei colori della nostra bandiera, per la regina Margherita, da cui prese poi il nome, che rimase colpita dalla bontà di un piatto così semplice. Da lì il consumo dì questo piatto si estese prima al sud, poi in America (grazie alla nostra immigrazione) e solo dopo la seconda guerra mondiale, nel nord Italia, per la stessa motivazione.
Un piatto semplice ma dal grande gusto che riuscì, nel tempo, a conquistare i palati di tutto il mondo, tanto da essere, nel 2017, riconosciuta dall’Unesco come “patrimonio dell’umanità”. Vista l’importanza che la pizza riveste nella storia e cultura del nostro Paese, siamo felici per questa nomina e grati a Franco Pepe per essere, con l’ansia arte, ambasciatore dì tutto ciò.
Annalisa Iaconantonio