01 Apr

Per contenere i prezzi dei carburanti è necessaria una misura strutturale che riduca le accise

In questo momento di difficoltà e di crisi, determinato prima dalla pandemia e adesso dalla guerra Russia-Ucraina, tra i vari aumenti che, purtroppo, mettono in difficoltà le famiglie italiane ed allontanano la ripresa economica, quello che sta facendo più male è quello che ha inciso sul costo dei carburanti, aumentati, in questo ultimo periodo, in modo inaccettabile. Per fare un po’ di chiarezza e per cercare di capire come eventualmente affrontare il problema, dobbiamo partire da una certezza, ossia, dal fatto che quando ci presentiamo alla pompa della benzina e, dopo aver fatto il pieno, ci rechiamo alla cassa per pagare il nostro acquisto, non paghiamo soltanto il carburante, ma versiamo denaro nelle casse dello Stato. Stiamo parlando delle accise che, solo nel 2021, hanno garantito allo stato italiano una entrata di 23,8 milioni miliardi di euro. Un’entrata semplice, immediata e facile da ottenere, perché il carburante nella macchina lo dobbiamo mettere tutti se vogliamo muoverci. All’origine le accise avevano più obiettivi, alcune anche nobili, come contribuire alla ricostruzione di Paesi distrutti da alluvioni o da terremoti.

La storia ricorda le accise introdotte dopo il disastro del Vajont del 1963, l’alluvione di Firenze del 1966, il terremoto del Belice del 1968, il terremoto del Friuli del 1976, il terremoto dell’Irpinia del 1980, quello dell’Aquila del 2009, ragion per cui, quando sono state introdotte, sono state accettate con spirito di solidarietà dall’intera comunità nazionale. Nel tempo sono via via aumentate fino a diventare 19, per questo, nel 1995, sono state unificate in un’unica grande accisa. Oggi, su ogni litro di benzina e su ogni litro di gasolio, rispettivamente: 0,728 euro e 0,617 euro, sono di tasse. Stiamo parlando di prodotti per carburazione, ma non dimentichiamo che l’accisa non riguarda soltanto questi prodotti, ma anche quelli utilizzati per uso riscaldamento, per usi industriali e di produzione di energia elettrica. Per conoscere l’entità di questa imposta, settore per settore, basta andare a leggere la tabella della ADM (Agenzia delle accese dogane monopolio).

Nello specifico:
Quindi, l’accisa che si applica, non è altro che una tassa prevista dallo Stato italiano basata sul prezzo del prodotto. Di conseguenza, con l’aumento della materia prima, aumentano anche le tasse da pagare. Ad onore del vero, contrariamente a quanto si pensa, questa tassa non è propriamente una tassa solo italiana, ma viene applicata in tutta Europa.

Più in particolare, per quanto riguarda la benzina, l’Italia non è neanche al primo posto, posizione che spetta all’Olanda con il suo 0,813 euro per ogni litro di carburante, ma è seconda e seguita da vicino dalla Finlandia con il suo 0,724 euro al litro, dalla Grecia, con lo 0,700 euro al litro, dalla Francia, con lo 0,683 euro al litro, dal Portogallo, con 0,688 euro al litro, dalla Germania, con lo 0,655 euro al litro, dalla Svezia, con lo 0,643 euro al litro, dall’Irlanda, con lo 0,618 euro al litro, dal Belgio 0,600 euro al litro e via via dagli altri Paesi della comunità europea. Dove purtroppo abbiamo il primato della classifica è nell’accisa che si paga sul prezzo del gasolio, che in Italia è pari a 0,617 euro al litro, dopo di noi c’è il Belgio, dove il costo di questa imposta corrisponde a 0,600 euro al litro, poi ancora la Francia dove si paga 0,594 euro al litro. Quindi, purtroppo, il costo di questa imposta, sul gasolio per autotrazione che viene acquistato in Italia, non trova uguali nel resto dell’Europa. Un fenomeno che sta mettendo in grave difficoltà l’economia nazionale, e sul quale il Governo e intervenuto con il decreto cosiddetto taglia prezzi. Come riporta il Comunicato stampa del Consiglio dei ministri numero 68, del 18 Marzo 2022, oltre ad una serie di misure a sostegno delle imprese, compresa la rateizzazione delle bollette per i consumi energetici, in materia di contenimento dell’aumento dei prezzi dell’energia, con questo provvedimento, si è deciso la: “Riduzione delle accise sulla benzina e sul gasolio impiegato come carburante per autotrazione. L’effetto della misura consiste nella riduzione del prezzo di benzina e gasolio di 25 centesimi di euro al litro per un periodo di 30 giorni dalla data di entrata in vigore del provvedimento.” Ed inoltre, l’introduzione del: “Bonus carburante. Per il 2022, l’importo del valore di buoni benzina ceduti a titolo gratuito da aziende private ai lavoratori dipendenti, nel limite di 200 euro per lavoratore, non concorre alla formazione del reddito.” Infine, con riferimento al Bonus sociale elettricità e gas si è stabilito che “Per il periodo 1° aprile-31 dicembre 2022, il valore ISEE di accesso ai bonus sociali elettricità e gas è pari a 12.000 euro.”

Questo decreto è stato fortemente contestato dalla Confindustria, che ha espresso tutta la sua delusione sulle norme approvate, ritenute il risultato di un provvedimento tampone e non di una misura strutturale. Nel suo comunicato, l’associazione degli industriali italiani ha sottolineato: «Certo, è una misura rinnovabile nel tempo, ma l’effetto sul prezzo finale al consumo è ben inferiore agli aumenti in corso. Non si possono continuare a pagare accise sulla crisi di Suez del 1956 o sulla ricostruzione dell’alluvione di Firenze del 1966 per limitarsi ad alcuni esempi di un lungo elenco».

Sabrina Greci
Presidente Foro Nazionale Consumatori

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