Roma, la città più bella del mondo, stravolta dalla emergenza rifiuti.
Un problema che coinvolge tutti noi, dalle Istituzioni al semplice cittadino.
C’era una volta la città più bella del mondo: Roma, amata da tutti i turisti e dagli appassionati di storia, arte e cultura. È triste esordire con questa espressione ma, osservando lo stato di abbandono in cui versa la capitale è semplicemente la pura verità. Purtroppo, la città eterna vive in uno stato di abbandono dovuto ad una gestione dei rifiuti cittadini che ne hanno ormai fatto un caso mondiale, al punto che oggi è ormai considerata da tutti l’esempio negativo da non seguire. Basta girare per le vie dal centro alla periferia, per incontrare secchioni e cestini ricolmi fino all’inverosimile e contornati da sacchi di immondizie e rifiuti di ogni genere abbandonati per le vie.
Non c’è dubbio che, in primo luogo, la responsabilità ricade sul senso di inciviltà di cui molti cittadini sono colmi, ma non basta di certo a giustificare una gestione dei rifiuti civili inaccettabile. Non basta perché non è certamente colpa dei cittadini se, ad oggi, Roma, occupa uno dei livelli più bassi d’Italia per la raccolta differenziata. Con il suo scarso 50%, infatti, in una virtuale graduatoria, Roma è a uno degli ultimissimi posti. Eppure, stiamo parlando di una città che produce giornalmente circa 2600 tonnellate di rifiuti! Una quantità enorme che, se non gestita con attenzione e con oculatezza, non può non rappresentare un problema. Gli impianti gestiti dall’AMA, l’azienda municipalizzata che si occupa della raccolta, sono vecchi ed inadeguati, al punto che soltanto il 30% dei rifiuti cittadini vengono smaltiti in discariche, il resto distribuiti in altre regioni italiane, con un costo di poco inferiore ai 200 milioni di euro l’anno e di conseguenza, con un aggravio di spese sui contribuenti romani e con una tassa sui rifiuti che è tra la più alte, se non addirittura la più costosa, d’Italia.
Inoltre, è inutile sottolineare che con i rifiuti esportati altrove, attualmente In Italia si contano 37 impianti attivi, che sono in numero ridottissimo rispetto agli altri Paesi europei, basti pensare che in Germania, ad esempio, ci sono 126 impianti, ossia grazie agli inceneritori, si realizza la produzione di energia elettrica con la relativa vendita ed il conseguente guadagno dovuto proprio a questo trasferimento. Il problema vero è che il dopo Malagrotta andava programmato e realizzato in tempo, cosa che non solo non è accaduta ma, visti i ricorsi al Tar presentati dai comitati per il no alla realizzazione dell’impianto di termovalorizzazione di Santa Palomba, località individuata per la progettazione e costruzione dell’impianto idoneo a gestire tra le 400 e le 600 tonnellate di rifiuto al giorno, appare sempre più incerto. La verità è che purtroppo una campagna di informazione distante dalla realtà ha demonizzato gli impianti di termovalorizzazione di rifiuti, definendoli, in termini di inquinamento ambientale, quasi il male assoluto. Eppure, basterebbe pensare che una discarica inquina molto di più, per alcune di addirittura 10 volte di più, rispetto ad un termovalorizzatore e, per capire quale dovrebbe essere il futuro, non solo si dovrebbe pensare in maniera oggettiva e senza i preconcetti all’inquinamento e alle cause che lo generano, ma basterebbe pensare che, nel Nord Italia, grazie agli inceneritori, si producono 2,2 milioni di MWT di energia.
A Roma la battaglia contro questo impianto, voluto a Santa Palomba dal Commissario di Governo e sindaco della città Gualtieri, un impianto da 600.000 tonnellate, a tanto ammonta la quantità di rifiuti che dovrebbe essere incenerita annualmente da ora al 2050, è già stata definita dal TAR, il quale, ha respinto gli ultimi ricorsi presentati dai comitati per il no, ma costoro non hanno nessuna intenzione di fermarsi e oltre a manifestare con sit-in di protesta davanti al Ministero dell’Ambiente e lanciare slogan del tipo “il clima non ammette inceneritori”, ed occupare le aree cittadine, cosa che hanno fatto recentemente occupando viale Cristoforo Colombo, si sono rivolti al Consiglio di Stato, che fissata l’udienza per il prossimo 30 novembre.
Il problema, al di là di Santa Palomba è che da qualche parte, comunque, questo impianto si dovrà realizzare, perché non c’è futuro se si vive circondati dai rifiuti di ogni genere. Esattamente come sta accadendo in questi ultimi mesi, dove, dal centro alla periferia, non sono i reperti archeologici o i monumenti a far bella mostra di sé, ma i contenitori ribaltati in mezzo alle carreggiate e i cassonetti rovesciati che emanano solo una profonda puzza nauseabonda.
Tornando all’azienda municipalizzata, dobbiamo purtroppo constatare che i problemi sembra non finiscano mai, in quanto ci troviamo di fronte ad una gestione molto discutibile. In merito, il sindaco Gualtieri, ha evidenziato che: “sono state scoperte irregolarità nell’esternalizzazione delle manutenzioni dei mezzi. AMA ha cambiato il processo il che ha comportato difficoltà. È sempre corretto scusarsi quando le cose non vanno al meglio ma vorrei tranquillizzare che non siamo di fronte ad alcuna emergenza stiamo in processo di miglioramento e trasformazione del sistema di raccolto che, quando si affrontano dei nodi, può determinare dei contraccolpi”. Entrando nel merito, tutto questo significa che in realtà sono stati scoperti dei funzionari dipendenti che avrebbero gonfiato delle fatture per l’acquisto da privati di pezzi di ricambio. Sembra che per pezzi di ricambio da 3.000 euro, in realtà ne venivano chiesti 20.000. Gli stessi sono stati licenziati ma, ovviamente, il tutto ha comportato dei rallentamenti e delle problematiche. Il più grande è quello che attualmente dei 2500 3000 mezzi a disposizione dell’AMA ne funzionano la metà. Il resto del parco vettore è fermo nei vari depositi, per manutenzione e malfunzionamento. Il sindaco Gualtieri sull’argomento la precisato che, entro la fine dell’anno, AMA avrà circa 200 nuovi mezzi, inoltre, ha sottolineato che: “il servizio di pulizia della città gestito da Ama, prevede tre grandi piani specifici: un piano scuole per consentire il decoro alla riapertura e interesserà circa mille plessi. Il piano foglie per arrivare preparati all’autunno interesserà 750 chilometri di strade. Il piano consolari che riguarda il lavaggio con acqua e spazzamento di tutta la viabilità primaria, tra i mezzi da recuperare tra l’altro c’erano anche le autobotti“.
Nello specifico, Il piano scuola prevede di incentivare l’attività di pulizie mediante l’incremento della spazzatura delle strade ed il presidio dello stato di decoro e delle postazioni dei cassonetti, e riguarda tutti i 950 plessi scolastici distribuiti nell’area nel territorio del Comune di Roma.
Il piano foglie prevede un passaggio più frequente per le singole vie nei periodi in cui da settembre in avanti sono più frequenti le loro cadute. Infine, il piano consolare, prevede il potenziamento del servizio di spazzamento delle principali strade di accesso alla città quali: Aurelia, Cassia, Flaminia, Salaria, Tiburtina e Appia.
Sempre in tema di rifiuti, lo stesso sindaco, ha chiesto l’intervento delle forze di polizia per controllare e contrastare lo smaltimento di rifiuti illeciti e dannosi.
In conclusione, per risolvere il problema della nettezza urbana che sta stravolgendo l’immagine della nostra amata città è necessaria la partecipazione di tutti. Dal pubblico al privato è opportuno che ognuno di noi assuma un atteggiamento diverso, più rispettoso dell’ambiente e del meraviglioso mondo che ci è stato trasmesso dai nostri predecessori che per noi lo hanno costruito.
Sabrina Greci