
Igiene e microbiota intestinale: l’importanza nei primi anni di vita
Sono ormai decenni che si discute sull’ ”Ipotesi dell’igiene” e si parla del microbiota intestinale
Vivere tra microbi e sporcizia e resistenza alle malattie
Le condizioni in cui cresciamo sono in grado di influire sullo sviluppo del sistema immunitario?
Nei primi di anni di vita si è alla continua scoperta di forme, sapori, suoni, colori ma si è anche esposti ad ogni genere di microbo, che entra in contatto con l’organismo.
I bambini, infatti approcciano il mondo con il tatto e portano alla bocca tutto quello che incontrano sulla loro strada.
Alcuni genitori tentano di ridurre al minimo il contatto dei loro figli con oggetti sporchi mentre altri se ne preoccupano meno e preferiscono seguire il: “mal che vada, niente di grave, sono tutti anticorpi!”
Questa convinzione deriva da una ipotesi medica, dibattuta da tempo, secondo la quale l’essere esposti a microrganismi nei primi anni di vita, sia fondamentale nello sviluppo del sistema immunitario e preserverebbe addirittura da disturbi dell’età adulta (ad es. asma e allergie) che derivano da una sua reazione anomala.
Stabilire se sia effettivamente così, non è però facile!
Ipotesi dell’igiene
Uno dei primi medici ad avvalersi di quella che sarebbe diventata “l’ipotesi dell’igiene” è stato l’epidemiologo inglese David Strachan.
Affrontò l’argomento scrivendo sul British Medical Journal un articolo nel quale analizzava l’ambiente e le condizioni igieniche in cui vivevano i bambini e il loro stato di salute in età adulta.
Il Professor Strachan affrontava in maniera più approfondita un tema già dibattuto (la rivoluzione dell’igiene) circa due secoli prima, specialmente nel Nord America e in Europa.
L’introduzione di reti fognarie, maggiore pulizia degli ambienti e nella preparazione dei cibi, avevano evitato tutte quelle contaminazioni che avevano provocato gravi malattie, molto comuni nell’Ottocento, come tifo e colera, portando un netto miglioramento alle condizioni di vita.
Già dalla prima metà del Novecento si ridussero di molto i casi di malattie infettive, di contro, però, si privò il nostro organismo nell’incontro con alcuni microrganismi, importanti per il nostro sistema immunitario.
Il sistema immunitario
Osservando delle analisi precedenti, Strachan aveva notato come, nella prima metà del secolo scorso, fossero aumenti i casi di allergie e malattie infiammatore croniche, che non erano così frequenti precedentemente alla “rivoluzione dell’igiene”.
Si accorse che nelle famiglie con molti figli rispetto a quelle con figli unici, queste malattie erano meno frequenti ipotizzando, appunto, che la promiscuità tra bambini e la più alta probabilità di contaminazione, avessero risvolti positivi per le difese immunitarie.
Come abbiamo sperimentato nella Pandemia da Covid-19, le capacità del sistema immunitario variano a seconda degli agenti patogeni con cui veniamo in contatto: all’inizio dell’esposizione la risposta è eccessiva ma col passare del tempo l’organismo si specializza e sviluppa difese più specifiche.
I vaccini
E i vaccini contro l’influenza o le malattie infantili innescano proprio questo tipo di meccanismo, evitando di sviluppare la malattia nella sua forma più grave.
Altre volte il sistema immunitario non funziona come previsto attaccando l’organismo e generando quelle che vengono chiamate malattie “autoimmuni” o “immunomediate”.
Molte allergie derivano da proprio da una anomala reazione ad una sostanza (normalmente innocua) ritenuta, al contrario pericolosa.
E siccome nei primi anni di vita il sistema immunitario si rivela più reattivo e si adatta più velocemente nello sviluppo delle difese, Strachan ipotizzò che le malattie allergiche si sviluppavano più facilmente nei bambini che avevano pochi contatti con altri bambini poiché evitavano le condizioni che favorivano il contatto con gli agenti patogeni (ad es. virus e altri microrganismi).
Purtroppo, negli anni ‘80, l’ipotesi di Strachan venne travisata, applicata ad altre malattie e spinta verso eccessi rischiosi.
Come quelle persone contrarie ai vaccini, che mettevano insieme bambini sani con bambini malati, per favorire il contagio da malattie esantematiche infantili (morbillo, varicella, parotite).
Succede ancora oggi ed è una pratica molto rischiosa poiché quelle malattie potrebbero avere esiti letali che si eviterebbero attraverso la vaccinazione.
Il microbiota
Ma circa venti anni fa l’ipotesi dell’igiene venne aggiornata con “l’ipotesi dei vecchi amici” che trovava tra i suoi principali sostenitori l’immunologo britannico Graham Rook.
Questa teoria dice che il sistema immunitario trova benefici non tanto dall’esposizione ai virus ma ai microrganismi, presenti già tempi dei cacciatori-raccoglitori (circa 200.000 anni fa).
Rook, che ha dedicato molti studi e ricerche a questa teoria, ha segnalato che un ruolo importante per sviluppare le difese immunitarie ce l’hanno i microrganismi che vivono sulla nostra pelle, nell’intestino e nell’apparato respiratorio. Una integrazione a questa ipotesi, arriva (una decina d’anni fa) dalla “ipotesi della diversità microbica”.
Qui il fattore chiave, nello stimolare le nostre difese naturali, risiederebbe nel cosiddetto “microbiota”, ossia tutte quelle varietà di batteri, virus e funghi che popolano il nostro intestino e altre parti dell’organismo.
Gli incontri con tutti i microbi che avvengono nei primi anni di vita favorirebbero il sistema immunitario ad identificare le minacce, sviluppando la capacità di combatterle in modo efficace.
Evoluzione sistema immunitario
Come si sia evoluto nel corso di centinaia di migliaia di anni, il nostro sistema immunitario è molto difficile da comprendere, considerato anche il fatto che, a tutt’oggi, i meccanismi che lo fanno funzionare non sono del tutto conosciuti.
Abbiamo dei segnali sulla relazione tra l’essere esposti a microbi e lo sviluppare o meno allergie o altre patologie, ma ci sono molte variabili da tenere in considerazione ed è molto complicato reperire indizi e fare delle misurazioni.
Stili di vita e condizioni economiche
Nonostante queste difficoltà alcuni gruppi di ricerca si sono dedicati, nel corso del tempo, ad analizzare alcuni indicatori come gli stili di vita e le diverse condizioni economiche.
Ne è risultato che nei Paesi in via di sviluppo, dove sicuramente le condizioni igieniche sono differenti da quelli dei Paesi più ricchi, le malattie autoimmuni sono meno presenti.
Altri studi hanno rivelato che chi migra dai Paesi poveri ai Paesi ricchi tende a sviluppare uno scorretto funzionamento del sistema immunitario, che aumenta man mano che aumenta il tempo trascorso lontano dal Paese di origine.
“Forse dipende dal cambiamento della dieta? Dalla modifica del microbiota intestinale?”
Gli aspetti da chiarire sono ancora molti
Lo stesso Strachan, a distanza di 25 anni dalla pubblicazione della propria ipotesi sull’igiene, scrisse sul British Medical Journal un commento affermando che, molto di quanto aveva espresso era stato travisato e strumentalizzato.
Aggiunse anche, che nonostante fossero trascorsi molti anni, non erano sorti sufficienti elementi atti a stabilire legami tra le condizioni ambientali nei primi anni di vita e l’insorgenza di allergie.
Conclusioni ipotesi dell’Igiene
Sono passati ancora molti anni e informazioni sbagliate e luoghi comuni hanno continuato a diffondersi su questa teoria. In alcuni casi hanno portato ad una sottovalutazione dell’importanza dell’igiene in molti contesti a tal punto che molti esperti hanno evidenziato un minore controllo delle condizioni igieniche negli ambienti domestici dove crescono i bambini.
Attualmente non è dato stabilire se la corretta pulizia degli ambienti abbia effetto nel ridurre le allergie o altri problemi di salute cronici legati al sistema immunitario.
Esistono però elementi per ritenere che una minore attenzione all’igiene (mancanza di lavaggio frequente delle mani e ricambio d’aria negli ambienti) aumentino il rischio di malattie infettive, anche estremamente pericolose.
Monica Cinti