
L’Antitrust avvia istruttoria nei confronti di WindTre
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, viste le molteplici segnalazioni ricevute, ha avviato un procedimento istruttorio a carico di WindTre relativamente alla presunta violazione agli artt. 20 e 21 del Codice del consumo. Si verificheranno possibili pratiche commerciali scorrette, violazione dei diritti dei consumatori e violazione del divieto di discriminazioni e di inserimento di clausole vessatorie.
Nel novembre dell’anno 2022, Wind Tre inviava un SMS ad alcuni utenti, titolari di tariffe non più in commercio, annunciando che, a partire dal rinnovo successivo al 31 Gennaio, il costo mensile della loro offerta sarebbe aumentato di 2 euro, per generiche esigenze di mercato. Il giorno dopo, gli stessi utenti ricevevano una seconda comunicazione, apparentemente contraddittoria rispetto alla prima, nella quale veniva offerta la possibilità di mantenere invariati “costi e contenuti dell’attuale offerta”, usufruendo anzi di un aumento dei giga a disposizione, se si fosse inviato un messaggio recante il testo “OPTIN”.
Il dubbio del Garante è che WindTre ottenga l’adesione del cliente a un nuovo contratto, in violazione dell’obbligo di informazione precontrattuale di cui all’art. 49 del Codice del consumo.
Inoltre, con sospetta coincidenza, la proposta veniva inviata contemporaneamente all’introduzione da parte di WindTre, della cd. “Clausola ISTAT” (varata pure da Tim). Tale clausola consente alla compagnia di aumentare la tariffa in caso di aumento dell’inflazione, senza che questa venga considerata una “variazione contrattuale” (che invece consentirebbe il recesso gratuito). Trattasi di una clausola, applicabile da Gennaio 2024, secondo la quale “in caso di variazione annua positiva dell’indice nazionale dei prezzi al consumo FOI, rilevata da ISTAT nel mese di Ottobre dell’anno precedente, WINDTRE ha titolo di aumentare il prezzo mensile del servizio di un importo percentuale pari alla variazione di tale indice o comunque pari almeno al 5%, ove tale variazione fosse inferiore a detta percentuale”. Pertanto, il prezzo potrebbe aumentare ma non diminuire. Tale clausola varrebbe solo per i contratti stipulati dopo il mese di Dicembre 2022, con la conseguenza che per i contratti già in essere questa non sarebbe applicabile, a meno che l’utente non attivi una nuova offerta. È proprio su quest’ultimo punto che si incentra l’indagine avviata dall’Antitrust, tesa a chiarire se le proposte inviate dalla compagnia ai vecchi utenti, celino l’intento di indurli ad accettare la clausola di adeguamento fiscale.
L’Autorità ha rilevato che gli SMS, “nel veicolare e sovrapporre in sequenza le molteplici informazioni di cui sopra, non rendono chiare le opzioni disponibili all’utenza rispetto alla modifica dell’offerta”.